Recensione Avv. Sandra Lucarelli

A Diva Severin

Soffice il suono dell’acqua scivola sulla laguna e le gondole imbiancate dalla coltre invernale si svegliano come signore antiche.

Diva Severin é la’ a cogliere un istante di colore e musica, un Rondò Veneziano, com’è nelle sue radici profonde e la notte... cosparge di blu il mare, una tempera distesa sulla tela di un mondo d’intimità soffusa.

Scivola la musica e si aprono gli ambienti ai riflessi di luce; carezza il sole di primo mattino gli angoli della cucina, bricchi animati e l’odore di caffé, intimità di dolci naufragi.

Giunge la barca a Bocca D’Arno, dispiega una vela a vento pieno per adagiarsi poi, paga del giorno, nella languidezza dell’onda.

Tra le vibrazioni si danza una vita, Diva Severin ha un tulle d’anima e un tutù nel pennello, gli oggetti, strumenti del quotidiano, hanno note innate e ricordi d’una poesia tutta da scrivere; il quaderno ha rose che non appassiscono perché il sentimento si rinnova e tiene viva la memoria.

Verrebbe da scrivere in francese sulla pagina bianca di un foglio lasciato da Diva dentro una sua natura morta: ”Les memoirer des nos souvenirs.”

Memorie risvegliate con Leopardi e con Gozzano, romantiche memorie nei tempi prosaici delle nostre frette; nel correre del terzo millennio, sempre più frenetico e consumistico, Diva si ferma, si sofferma e freme, ancora una volta l’avvolge la musica e la sua Venezia che fa da sfondo di cuore per parlarci ancora in danza dalle note dei suoi colori.

Le gondole, antiche signore, continuano a scivolare sulle acque della laguna, scandiscono tempi di clessidra, si addormentano ogni notte per svegliarsi ogni volta al richiamo del mattino...

Sandra Lucarelli
Pisa 6 Novembre 2001