Mons. Burgalassi

ARTE E DEVOZIONE, un felice connubio.

Le due immagini rappresentano una felice riprova del fatto per cui, in ambito artistico, devozione e religiosità, modernità e tradizione si incontrano e si fondono.

Difatti, la figura di san Giuseppe falegname e quella di santa Rita da Cascia in preghiera, figure altamente espressive e centrali nel repertorio devozionale cattolico, si ispirano ad una secolare tradizione iconografica Essa trae origine dai Vangeli, si sviluppa nei secoli nelle infmite tipologie delle raffigurazioni agiografiche, e infine si attualizza in forme espressive moderne, arricchita di particolari teologicamente significativi.

L’arte pittorica, in particolare, offie un sostegno strutturale alla necessaria fusione tra il richiamo ai sensi, imposto dall’impianto scenico e dal cromatismo utilizzato, e la simbologia religiosa che - necessariamente - adombra il Mistero.

Non a caso, l’arte è stata defmita “l’ombra della bellezza di Dio”.

Le notazioni espresse dalle due opere rievocano nello stesso tempo canoni iconografici e agiografici comuni e suggestioni nuove introdotte dagli artisti per meglio trasmettere un forte messaggio spirituale.

La raffigurazione di san Giuseppe della pisana Diva Severin, si svolge su due piani distinti: in primo piano, un san Giuseppe giovane, verrebbe da dire moderno, inteso a lavorare, a piallare nel suo laboratorio di falegnameria, mentre - a lato del banco di lavoro - in secondo piano, un Gesù bambino si diverte e gioca con dei pezzetti di legno che adombrano la forma della croce.

La scena è attraversata da un fascio di luce bianca che partendo dal soffitto della bottega, termina iluminando Gesù. Questo fascio attrae su Gesù l’attenzione pensosa di Giuseppe a cui non sfugge il significato “finale e drammatico” del gioco a cui il bambino è intento.

Un fascio di gigli posto accanto al bambino fa da riscontro obliquo ad una finestrella attraverso la quale si intravedono scorci di un paesaggio sereno.

Vi è una contrapposizione sapiente tra la semplicità della scena e la complessità dei contenuti, tra il lavoro dell’adulto ed il gioco del bambino, mentre il fascio di gigli e la campagna contribuiscono ad attenuare il dramma nascosto nei due personaggi. I colori sono sobri, quasi un pastello modulato sulle varie sfumature del colore marrone.

Il fatto che san Giuseppe sia rappresentato mentre esegue un lavoro materiale e manuale, ed il Bambino mentre gioca ci inducono alla riflessione sul vero significato del lavoro e del gioco, elementi comuni alla gioiosa continuazione, da parte dell’uomo, dell’opera creatrice di Dio.

Il secondo quadro, la Santa Rita da Cascia della pratese Laura Elisabetta Lanzini,, ce la rafflgura mentre prega sotto un crocefisso, con lo sguardo concentrato sui piedi trafitti dai chiodi.

La raffigurazione pittorica di santa Rita risponde a canoni moderni: un volto altamente espressivo, che emerge prepotente dal contrasto bianconero della veste agostiniana, aureolato da una corona di grosse spine.

Due figure alate (angioli) accompagnano e seguono il suo intenso fervore.

Rose bianche circondano la santa e fanno da contrasto ad uno scorcio panoramico, posto sulla sinistra, scarno e violento: la scena della drammatica uccisione.

Mons. Prof. Silvano Burgalassi
Docente emerito della Facoltà di Sociologia dell'Università di Pisa